Con sentenza del 27 settembre 2018 – ad oggi non ancora depositata ed in relazione alla quale la Corte ha pubblicato solo una breve nota – la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il sistema di calcolo dell’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato introdotto dal D.Lgls. n. 23/2015 (c.d. Jobs Act).

Secondo la Corte:“la previsione di un’indennità crescente in ragione della sola anzianità di servizio del lavoratore è contraria ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro sanciti dagli articoli 4 e 35 della Costituzione”.

V’è da dire, peraltro, che la pronuncia di incostituzionalità riguarda il Jobs Act nella sua vecchia formulazione (che prevedeva un indennizzo crescente da un minimo di due mensilità ad un massimo di ventiquattro per ogni anno di servizio), mentre con il D.L. n. 87/2018 (c.d. Decreto Dignità, convertito in L. n. 96 del 9/8/2918) tali limiti sono stati innalzati rispettivamente a sei e trentasei mesi.

Si tratta, quindi, di una sentenza che riguarda una norma oggi non più in vigore, ma che certamente costituisce un monito per il Legislatore che, fatalmente, dovrà rimettere mano alla materia, per evitare o nuove questione di costituzionalità da parte dei Giudici del Lavoro remittenti (ovviamente sul nuovo testo della norma come modificato dal c.d. Decreto Dignità), o interpretazioni adeguatrici da parte dei medesimi con tutte le conseguenti incertezze.